GIGLIO

ARALDICA

Il giglio è in araldica il più nobile di tutti i fiori, noi però intendiamo parlare di quella figura strana, alterata dal tipo primitivo, la quale più particolarmente si chiama giglio araldico o giglio di Francia.

La forma di esso varia all’ infinito, si osservarono gigli rabescati, slanciati, tozzi, a ferro di lancia, di spuntone, di alabarda, a fioretti, a volte, a foglie appuntate o ritondate, a più di tre foglie, a spighe, a nastro, a rosoni, colle foglie molto staccate o molto congiunte, a teste di serpi, colle foglie forate; merlettate, sottili, lunghe, incurvate, accartocciate, ecc.

Pare che in generale il giglio di Francia fosse anticamente bottonato (un cerchietto in mezzo alla figura) come quello di Firenze, come si può vedere da alcune monete e sigilli di Giovanni II e di Filippo il Bello e da una pittura del XIII secolo.

Ma a poco a poco i bottoni e gli altri ornamenti disparvero, e il giglio rimase come lo si vede rappresentato nell’arme della nobile Casata, oggetto della nostra ricerca, cioè una figura di tre foglie, quella di mezzo arro­tondata o a lancia, le due altre incurvate, e tutte riunite verso la base da una piccola stanghetta.

La concessione dei gigli di Francia era un favore ambito dalle città e dalle più illustri famiglie, ma i re andavano parchi nel concederne il privilegio, più parchi certamente che non lo fossero gli imperatori di Germania nel concedere la loro aquila.

Questa riserva nell’attribuire i gigli alle arme delle famiglie parrebbe anzi cagíone delle origini di un cognome, quello dei Maldonados di Spagna, di cui un ramo sotto la denominazione di Maldonati passò nel regno di Napoli.

Si vuole che Don Mugno Perez de Aldano, vinto in duello nel 920 il duca Guglielmo di Normandia, chiese a Carlo III, detto “il Semplice”, cinque gigli per arme, ed il re accordando la domanda, aggiunse: “ve li ho mal donati”.

Ma noi, non potendo accettare la supposizione che vi fossero arme prima del secolo IX, rigettiamo la novella surriferita.

Nel blasone il giglio rappresenta la speranza, l’aspettazione del bene, la purità, il candore dell’animo, la fama chiara, il principe benigno, e il retto giudice.

Nelle tre punte del giglio araldico, secondo gli Annali di Nangis, sarebbero simboleggiate la fede, la sapienza e la cavalleria.

Molti autori si diffusero sulla ragione simbolica che potè dettare la riduzione del numero dei gigli a tre nell’arma di Francia.

Gli altri hanno voluto che vi fossero rappresentate le tre corti sovrane del reame, la corte dei pari, la corte legislativa e la corte palatina; o le tre principali fonti della possanza pubblica, le armi, la giustizia e la finanza; o le tre parti della Gallia, l’Aquitania, la Belgica e la Celtica; o i druidi, i bardi e gli enbagi; il clero, la nobiltà e il popolo; le tre anime, vegetante, sensitiva e ragionevole; le tre virtù reali, il valore, la saggezza e la fede; le tre dinastie dei re di Francia, ecc.

Ma l’opinione che più ha prevalso è quella che intende il numero tre dei gigli di Francia sia in omaggio alla Santissima Trinità.

Per noi non è che un caso di disposizione araldica.