CHIAVI

ARALDICA

L’origine di questo simbolo pontificio risale a Gesù Cristo, il quale nel conferire la sua autorità a San Pietro gli disse: “Et tibi dabo claves regni Coelorum et quodcumque ligaveris super terram, erit ligatum et in coelis; et quodcumque solveris super terram, erit solutem et in coelis”.

In tutti i monumenti San Pietro viene rappresentato con due chiavi, una d’argento e l’altra d’oro; anzi si osserva in un mosaico che stava nell’atrio della basilica vaticana, sul sepolcro dell’imperatore Ottone III, la figura di San Pietro con tre chiavi, rappresentanti la scienza, la potenza e la giurisdizione.

Nel 1204 la Chiesa Romana aveva già le chiavi nel suo stendardo, come si rileva da quello che Innocenzo III mandò a Calogiovanni re dei Bulgari, e dal mosaico dell’abside vaticana fatta dal medesimo pontefice, nel quale si vede l’effigie della Chiesa con lo stendardo delle due chiavi.

Sulle monete battute dai papi, le chiavi scorgonsi nel secolo XIV.

Il primo a porle come contrassegno della dignità pontificia dietro lo scudo della sua arma, fu Bonifacio VIII, come asserisce il Zazzera.

Nicolò V°, plebeo di nascita, si fece lo stemma ponendo le chiavi entro lo scudo in croce di Sant’Andrea, come si vede sulla porta di San Paolo, nella Chiesa e palazzo di San Lorenzo in Lucina e in altri luoghi.

Urbano V le pose in capo delle arme gentilizie, e tali si vedono sull’altare maggiore di San Giovanni Laterano; nel deposito di Martino V nella stessa basilica si osserva il medesimo.

Altri pon­tefici, fra i quali Clemente X, le posero in croce di Sant’Andrea sopra lo scudo e sotto la tiara, e Gregorio XI ai lati di esso, come può accertarsi nella Lateranense.

Le chiavi del papa rappresentano la sua giurisdizione sul mondo cristiano; per ciò appunto nei funerali pontifici soglionsi portare le armi col triregno ma senza le chiavi, perché la giurisdizione termina colla morte.

Nella vacanza di S. Sede invece si usano le chiavi nello stemma e nella bandiere dello Stato Pontificio, ma manca la tiara; perché la giurisdizione continua ed é amministrata dal Camerlengo, che non essendo capo della Chiesa non può portare il triregno.

Le due chiavi pontificie sono unite per mezzo d’un nastro o cordone che passa negli anelli, che é per lo più di color rosso, benché qualche araldista pretenda che si faccia azzurro.

Le chiavi furono spesso concesse dai papi a città o famiglie, che le posero nelle loro arme, quali Avignone, Orvieto, Viterbo, l’Abbadia di San Gallo in Svizzera, i Rasponi di Ravenna, gli Estensi di Ferrara, ecc.

Il Ciampini, ci ricorda come Innocenzo IV dopo di aver ricevuto nel 1248 sotto l’immediata sua tutela un’ospedale della diocesi morinense, gli concesse per arma “signum clavis b. Pietro a Domino Salvatore nostro collatae”.

Il Ménéstrier dice non dubitar punto che molte delle chiavi poste nelle arme di tante chiese, città e famiglie non siano il ricordo di quelle che i papi inviavano anticamente ai principi e alle chiese, e che chiamavano di San Pietro, perché le benedicevano solennemente e chiudevano in esse un po’ di limatura delle catene del primo pontefice.

Leone III ne mandò a Carlo Martello e Gregorio VII ad Alfonso re di Castiglia.

Il capitolo di San Servasio a Maestricht, che ha per arma una chiave d’azzurro in palo su argento, pretende che San Pietro ne desse una simile a San Servasio; ma il Ménéstrier giudica che sia invece una delle Claves de gremio Sancti Petri, di cui già si disse.

Le chiavi furono anche prese dai Guelfi come distintivo di parte; altri le portano per simboleggiare fedeltà e provvidenza; altri come diritto di feudo, o anche diritto domestico; l’actum legitimum dei Romani, per il quale nelle nozze la sposa riceveva le chiavi di casa andando a stare con lo sposo, e la erano tolte quando ne uscisse in caso di ripudio.

Noi pensiamo che in araldica le chiavi possano anche rappresentare quelle delle città e fortezze, l’ufficio di governatore e di castellano, e la conquista d’una piazza.

Le chiavi sono comuni nell’araldica della Francia e della Svizzera.

La posizione ordinaria della chiave nello scudo é di figurarle in palo, col congegno posto in capo e volto a destra.

Ogni qualvolta non é in tal posizione, bisogna blasonarlo.

Si vedono chiavi addossate, affrontate, legate, in fascia, in pergola, in banda, in isbarra, in croce di Sant’Andrea, intrecciate con gli anelli, losangate e pomettate, con doppio congegno, ecc.

Due chiavi d’oro accollate dietro lo scudo sono contrassegno del Gran Ciamberlano.